Viviamo in un tempo in cui rischiamo di pensare che ciò che non si vede non esiste. Eppure esistono molte cose che non si vedono. Esistono anche persone che non si vedono, almeno non si vedono così di frequente come ci capita in genere di fare. Questa riflessione fotografica ci parla di alcune di queste persone e ce le fa conoscere attraverso la loro storia di ieri e la loro vita di oggi; e per fare questo utilizza il testo e le immagini, mezzi di comunicazione insostituibili nella loro efficacia. Si tratta di donne. Donne che vivono al di là del muro, oltre la grata; in un luogo pienamente immerso nella città, ma anche quasi del tutto impenetrabile.: Queste donne sono le monache Cappuccine del monastero di clausura di Santa Veronica Giuliani di Città di Castello. (protettrice dei fotografi)
“Abbracciata al crocifisso”
“…siamo una fraternità originale, è vero! Nessuna ha scelto l’altra, ma un’unica chiamata ci ha fatto ritrovare insieme per aderire ad un unico progetto. Le nostre giornate scorrono tra preghiera e lavoro, tra momenti di più intenso silenzio e vivaci momenti di festa; sentendo la gioia e anche la fatica di costruire insieme una calda fraternità evangelica.”
Queste parole pronunciate da suor Chiara e suor Serafina all’inizio del mio impegno fotografico sono state per me le linee guida per affrontare il tanto desiderato e delicato percorso assegnatomi. Il mio compito di base doveva essere quello di documentare le giornate delle sorelle divise fra la preghiera ed il lavoro ma appena entrato nei locali del convento ho capito che dovevo andare oltre la documentazione, riuscire a raccontare con le immagini tutte le sensazioni che permeano luoghi di questo genere.
Silenzio, luce, preghiera, vocazione, clausura, povertà, ansie, speranze, gioie, sofferenze e… Dio.
Non ho la presunzione di aver svolto nel modo migliore questo compito, ma ho avuto l’onore di aver vissuto una esperienza magnifica, di aver provato, nonostante le difficoltà, a condividere con gli altri le atmosfere di questo monastero.
Questa esperienza fotografica vorrebbe proiettare in ogni casa una piccola parte del convento, dove il visitatore della mostra, anche se per pochi istanti, possa trovare quella armonia di luce, pace, e serenità che tutti noi andiamo cercando.
Vorrei aggiungere un’ulteriore considerazione che ritengo importante. Ci sono esperienze che scavano più a fondo di altre, lasciano tracce, senza che lo si voglia o lo si comprenda subito; lasciano un segno che definisce una svolta o, almeno, un punto di riferimento importante nel proprio personale percorso, professionale e di vita, a prescindere dalle proprie convinzioni religiose.
Così è stato per me e mi sento di augurare altrettanto a tutti gli appassionati di questa disciplina di trovare il proprio personale percorso, così che la fotografia diventi, una vera compagna di vita, creando un insieme di emozioni, relazioni, idee, sensibilità tali da lasciare un segno nel cuore e nell’anima.
Enrico Milanesi